09 Nov
09Nov

La morte di una persona cara è un evento dirompente che segna un cambiamento grande nella vita di chi resta. Quanto più forte e importante era il legame con chi non c’è più, tanto più forte sarà la mancanza che si avvertira’ per un periodo di tempo più o meno lungo, fino a che non ci si adatterà al cambiamento. Ci vogliono mesi, a volte anni per superare il dolore. I pensieri sono polarizzati, inizialmente, solo sulla persona perduta e la sensazione più forte è l’ incredulità: si fa fatica a realizzare che chi fino a ieri ci sorrideva, ci parlava e faceva parte della nostra vita ora non c’è più. È difficile abituarsi a questa idea: “Non mi sembra vero”, “Non ci credo ancora”, “Non riesco a realizzarlo” sono le frasi che più spesso si ripetono dopo un lutto importante. La scomparsa di un genitore, di un figlio, di un parente stretto, di un amico caro o della persona amata provoca reazioni emotive che vanno dalla tristezza alla difficoltà di affrontare le normali attività, dalla svogliatezza all’incapacita’ di fare le cose con piacere, dalla perdita dell’appetito all’ insonnia e alla difficoltà di concentrarsi. Tutti sintomi che spesso vengono scambiati per depressione ma che in realtà non sono sufficienti per diagnosticarla. Visto però che i sintomi sono molto simili, che differenza c’è tra la depressione e l’elaborazione di un lutto?
La differenza principale sta nel fatto che nel lutto non è in discussione la realtà interna: non si verifica un calo di autostima, non c’è un’ alterazione affettiva di cui la persona soffra o si lamenti, non c’è un’idea negativa di se’ causa di tanti sensi di colpa, quindi potremmo dire che non c’è un senso di svuotamento del mondo interno; quello che si svuota è il mondo esterno di cui non fa più parte la persona amata, tutto diventa meno interessante e più povero. Il cambiamento riguarda la realtà esterna, dunque, e non la realtà interiore anche se, ovviamente, anch’essa sarà sottoposta a una dura prova: quella della separazione da un rapporto importante. Alcune volte invece accade che un lutto faccia emergere una realtà interiore carente fino a quel momento non visibile, svelando quindi un quadro depressivo che, con il dolore della perdita, emerge e si manifesta. Fondamentale per la buona riuscita di una separazione è sempre la qualità del rapporto che si è vissuto. Tanto più il rapporto è stato valido e soddisfacente sul piano affettivo, tanto più sarà possibile separarsi, mantenendo viva dentro di se’ una memoria interna che ha calore e spessore. Quando abbiamo in terapia qualcuno che improvvisamente si trova a vivere un lutto, i suoi sogni spesso ci raccontano e ci aiutano a capire come si stia evolvendo la situazione.
Compaiono immagini che riguardano una separazione importante ma difficile da accettare: “Bevevo un caffè ma era molto amaro”; “Insieme ad altri amici piangevamo perché sapevamo che lui era morto”.
I sogni di una persona depressa invece sono molto diversi: “Perdevo il portafogli con tutti i soldi dentro”; “La mia moto rimaneva senza benzina”; “Avevo i capelli bianchi ed ero bruttissima”; “Stavo correndo e cascavo dentro una buca”; “ Portavo un grande peso sulle spalle, come un macigno nero”; “ C’era un pozzo profondissimo di cui non vedevo il fondo”.
Non esiste una cura per il lutto perché non è una malattia.
È necessario però che la persona realizzi che ci vorrà del tempo per elaborare ed accettare la perdita e il cambiamento che ne consegue. E’ fondamentale avere la capacità di sopportare il dolore e la tristezza, solo così con il tempo si avvertirà un cambiamento: i risvegli saranno meno pesanti, l’umore sarà pian piano meno triste, tornerà la voglia di studiare o di lavorare. Ricomparirà la gioia di vivere e di amare. La vita continuerà senza la persona amata e, se l’evento luttuoso si supererà mantenendo dentro di se’ l’affetto e la memoria di quel rapporto che non c’è più, sicuramente si realizzerà un’identità interna più forte e più solida di prima. Una donna, a distanza di tempo dalla perdita di un uomo per lei molto importante, racconta un sogno: “Lo incontravo in un negozio, correvo ad abbracciarlo e gli chiedevo come avrei fatto a vivere senza di lui. L’uomo mi sorrideva trasmettendomi un senso di calma e di sicurezza e io realizzavo che era arrivato il momento di lasciarlo andare. Così gli sorridevo anch’io e me ne andavo, sicura che non l’avrei mai più perso”.
(Testo “Depressione, quando non è solo tristezza” L’Asino d’oro edizioni)


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